la cosa più sensata, va detto, è prendere e spegnerlo, questo computer, toglierlo almeno per qualche giorno — per questi giorni — dalla postazione temporanea sul piedistallo di quattro paperback tedeschi lasciati indietro dagli ospiti precedenti, e arrendersi al pensiero che senza necessità immanente di rendere si può anche evitare di provare a produrre. l’afa è asfissiante e la piscina emozionale, tanto è cheta la tensione in superficie, potrebbe anche essere piena di candiru. prima, forse un’ora fa, mentre mi ustionavo sul sundeck d’emergenza, udivo tra le grida dell’acufene e il frinire di cicale il distinguibilissimo rombo d’un temporale in lontananza. con gli occhi mi sono messo a scrutare l’estensione dell’orizzonte, che dopo una cinquantina di ore ancora non sono riuscito a capire verso che nodo cardinale volga, ma non ho visto indizio di nulla del genere. poi, finita la sigaretta, via dentro, nel clima differito della refrigerazione d’ambiente, ad accucciare le dita sulla tastiera mentre i polsi si spaccano contro l’orlo ligneo del tavolo di piastrelle.

la cosa peggiore, o migliore, è che sembra sempre esserci un’altra possibilità: nel bene o nel male, e grazie al cielo o ai venti d’alta quota, raggiungiamo sempre posizioni parziali, da dove è necessario fare altri passi, e chissà se mai sapremo quanti, per migliorare, eccellere o finire di distruggere. questo non perché siamo una specie pavida: solo perché, invece, come tutte le altre che ci coesistono siamo una specie limitata. quelle che ci coesistono sono probabilmente le stesse che ci sopravvivono. sarebbe orribile, impensabile il contrario.

i grafici di bbc world news ci restituiscono una europa in buona parte sbranata dalle fiamme. annotarlo è importante non per rifare Jahrestage, ma per tener traccia in futuro di cos’è che andava informando, arricchendo o mortificando lo scenario psichico al rediger della cronaca, di cosa si nutriva la paura per acquistare forza e chiedere il suo posto al fianco delle altre emozioni, chiedere d’essere riconosciuta alla pari — certo non l’opera più semplice nel cranio di qualcuno cresciuto estrapolando un’etica dal poco che capiva dei supereroi.

It is 18,524 days from the start date to the current date. Or 50 years, 8 months, 19 days. Or 608 months, 19 days. 2646 weeks and 2 days.

gabbiani, gazze, qualche misteriosa cincia e una congrega di passerotti che per motivi ignoti ha abbandonato in massa e con giulivo sciabordìo l’ulivo alle mie spalle come se stesse arrivando l’uragano. il rapace notturno di ieri notte l’ho visto con la coda dell’occhio e solo troppo tardi e per quanto andava veloce non sono neanche riuscito a identificarlo. marte, giove, la luna su mercurio e poi saturno erano disposti lungo lo stesso arco, perlomeno al centro di quell’ora dove il cervello ancora non ci permetteva di dormire. con una fionda avrei potuto distruggere le luci perimetrali che impedivano al nero d’esser tale e far da giusta cornice a quelle luci di vecchie foto. avrei potuto significa avrei dovuto e non si esclude che a un punto del prossimo futuro avrò dovuto e pace. vega si distingueva a occhio nudo rimandando in onda il film dell’unica volta che la vidi al telescopio. le stelle hanno tutte fretta, ha detto Paola. non aveva torto. ogni sorta d’esplosive fusioni, fugaci estemporanee allucinazioni in inafferrabili sequenze di lampi, sgorgo e manifestarsi di metalli pesanti dal nulla.

questa zona non è coperta dalla rete cellulare e per definizione siamo irraggiungibili quanto le stelle. quale rendere, allora, quale produrre? poste distanza e lontananza a unico bossolo, ogni uomo e ogni donna è una supernova. ogni creatura. non è detto che serva fare la fine delle aragoste. l’unica velocità che conta è quella del pensiero.