tanto per partire come al solito dal nulla dell’improvviso, “confermo la pioggia” potrebbe essere un buon titolo per un carteggio tra due individui a tema prevalentemente esoterico — tanto perché sotto sotto, a dispetto di detour artistici o puramente funzionali, sempre lì si va a parare — un buon titolo perché in realtà tanto più semplici e verificabili queste conferme e prima se ne esce.

ora il problema è che in questo giorno ed epoca, per chi alberga tra le proprie tare mentali un minimo di considerazione tipografica, riportare a stampa questo fantomatico carteggio, uno snodo fantasmagorico diffuso a rivoli in una quantità di canali — mail e allegati, messaggistica istantanea, schermate commentate a colpi di walkie-talkie, a4 da 80gr/mq stampati dagli archivi e ripiegati come origami con annotazioni a matita meccanica e marker indelebili, stralci condivisi in nube e mai più rievocati — diventa una bega non da poco, la tipica problematica tecnica che per impossibilità di venir quagliata finisce per impedire, appunto, quella manifestazione che in ultimo anche la pioggia del titolo andava più o meno oscuramente ad adombrare. Iphgenia Baal, che pur d’altro mestiere se ben ricordo impagina o ha impaginato fanzine, riviste e tomi, in quel Man Hating Psycho che credo d’aver letto a inizio anno o al termine del precedente, questi problemi non pare esserseli fatti, tanto che il primo capitolo consta del dump integrale d’un estemporaneo gruppo WhatsApp, dalla confusa origine all’inevitabile disgregazione, messaggi e timestamp del server inclusi, che proprio in virtù della sua riconosciuta forma evoca corollariamente e al di là del contenuto uno scoramento così noto ai più che nella nostra insula aurea non ci si affatica a etichettare universale. la Baal il dilemma di quagliare una simile cronaca lo aveva già risolto qualche anno fa, e più che forma, quaglia e selezione, il vero problema è del verbatim che ci attende cedendo il raduno e l’edizione ai posteri, la poca precisione che le parti trasmesse a scapicollo per poca lucidità mentale delle stazioni sono compulse a veicolare. potevo essere più preciso, dunque, stamane, in fase di carteggio, e dire che i sensi meno preponderanti sono quelli che in fase di rievocazione intessono gli scenari più ipnotici, perché diamine, tali sono in fase di evocazione. sempre e ovunque, in summa, tantissima simpatia nell’aria.