a Talamanca Cioran scriveva che ogni rivoluzione è datata perché si fa con idee passate e sopravvivenze ideologiche. paranoicamente voglio appuntare da giorni che forse è proprio questo il piano: il progetto ultimo di impossibilitare le idee non sgorga tanto dalla volontà di facilitare l’aggiogamento quanto da quella di impedire le rivoluzioni. già oggi qualsiasi movimento o cella dovrebbe pattinare a lungo e in ogni possibile direzione il fiume ghiacciato senza che in vista vi siano foci, sorgenti o emissari, e le idee passate, da tanto sono passate senza dar vita ad altro, assurgono ormai a deboli eco, segnali sempre più flebili ove dei sonar che potrebbero rilevarli ci si è smemorati della forma prima ancora che del funzionamento, della sostanza.

sembra un cogito amaro e come tale dovrebbe serbare le vele spiegate del riscatto, ma non le sento, non le vedo: resistere sembra una preoccupazione più vivida della rivoluzione, mille volte in più ora che le forze che ci oppongono vogliono solo, e ineluttabilmente, piallarci. e c’è sempre il rischio che sia il solito gioco di specchi e che in nuce stia accadendo tutt’altro: ignoto ai più nella meno complessa delle trame e ignoto a ognuno nella raggiera delle restanti.