negli anni in cui davo il titolo ai post questo l’avrei chiamato The very thought of you crushes obstructing forces così a secco, e senza sapere neanche che cosa ci avrei scritto dentro. ma sono anni diversi questi: in questi giorni di confino differito scopro che anche lo stallo ha un rombo, e pur riconosciuto a tutto un arbitrio (cassando il false friend più ovvio di agency) l’idea di cosa si finirà per scrivere è comunque vieppiù pallida - soprattutto se ogni ricognizione dell’occhio rimanda accumuli di scartoffie sempre più incomprensibili che attorno alla scrivania s’affastellano a ricordare arcigni che due palle possa a) essere provare a fare qualunque passo e b) essere umani, ma non tanto per l’essere umani, pur vivido, persino sensuoso e irrinunciabile status, quanto l’essere umani nei ventrami d’un complesso sociale che a detto status assegna sì e no lo score degli ingranaggi e le pedine - e dunque, terminato un lavoro non si principia il successivo, scusando il non gesto con l’arrivo prossimo dell’intermedio, di quello che segue appunto più urgente, e si microdosano le vacanze per non ricordare che storicamente se ne sono sempre fatte poche.

nella data misterica del 13 dicembre 2019, a un’ora che non ho riportato e non ho dunque nessun modo di recuperare, cercando di stracciarmi via dal nugolo ruminante inflitto anche dalle assegnazioni poco sopra citate, cadevo probabilmente in ginocchio scrivendo:

questo è vero per ogni individuo sotto il cielo, ma fa testo comunque: una parte di me non è riuscita a crescere, perché pertinentemente alle teorie sciamaniche del recupero degli animi, ogni volta che l’anima prende una botta si stacca un pezzo che resta nell’incantesimo statico e atemporale di quel dolore e dunque non riesce a crescere con l’intero del sistema che lo ha contenuto. il che mi porta a pensare che al di là dell’idea romantica una cerimonia di recupero dell’anima non deve essere esattamente una passeggiata, non tanto per la cerimonia in sé, di cui in ultimo non so nulla, ma per la fase successiva, dove recuperi il pezzettone, ma questi è in future shock. forse uno non ha mai perso nulla, ma parti di sé continuano a vivere inorridite e il sistema va a troie per questo.

ecco, forse oggi serviva soltanto rileggere questo, e l’altro centinaio di righe estratte a caso dall’antro dell’archivio, per cercare di immaginare il resto. e Nettuno allude ai sogni come all’oblio, e forse averlo in casa dell’impiego, come alludevo in comms, allude al fatto che la carriera te la sogni quanto al dato che una delle stesse diversa non è improbabile sognarla nel risveglio. sognare come, poi, a sera d’un giorno principiato obliando in tutta fretta gli animali ignoti che sembravano aver invaso la villa comunale, senza la minima idea di tutta la peripezia che li aveva preceduti.