in un brano di Kindertotenwald Franz Wright si congratula con quanti non si sono ancora suicidati. oggi mi anima un sentimento simile. è sempre più difficile capire come mediare tanta tenebra quando ogni intuito scorcio sembra rivelarci soltanto baratri ulteriori e ogni passo possibile pare solo capace di spingervici dentro: le risiche caselle dello spettacolo del macchinario sono ormai così aderenti da aver tolto l’aria e ogni gesto s’esprime fuor di grazia in contratture afone e basilarmente infelici. qualsivoglia divergenza dalla battuta che ti spetta è forse non ancora impossibile e tuttavia altamente implausibile. se oggi ce l’hai fatta a fare qualcosa di diverso e lieto, mi congratulo anche io, e sappi che conto su di te per l’avanzare parimenti cieco e inarrestabile della specie.

questo nel parco, dove quattro secondi dopo ha fesso le nubi lo squarcio d’un sole, e nella pozza a bordo anfiteatro tra melma e pattume è emerso ai sensi un uccellino balneare, non un singolo pensiero al mondo oltre il momento che andava inscenando, con scarto di specie e lingue di babele e ogni et cetĕra del caso. poi la passeggiata riprende e anche il cane mi trascina per discese che potrebbero uccidermi: lui, nel suo mondo dove al guinzaglio tutto è lite e il resto della minima libertà concessa un grumo indistinto di bisogno e attesa e noia. quanta pena capire solo oggi e lì che non c’è nessuno che meglio di lui al mondo io possa comprendere.